Gazzetta del Sud del 16/5/2017
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Orlando Accetta Caro Pino, già alcuni anni fa il problema è stato sollevato, ma … càmba cavàyu cà l’èrba crìsci! Quello che segue è quanto da me pubblicato il 30.6.2014
Seguono alcuni commenti di amici
Turismo a Pizzo: È possibile? In tanti propugnano l’idea di attivarsi per dare stimolo a un turismo invernale di massa e non di elite, come inopinatamente alcuni vorrebbero, che apporti ossigeno e sviluppo partendo dalla valorizzazione del centro storico, anima viva e palpitante della graziosa cittadina tirrenica, un tempo invasa dai bagnanti provenienti da tutto il circondario vibonese, e non solo.
Pizzo è sempre stato un paese dedito all’accoglienza del forestiero per l’innata predisposizione dei suoi abitanti, ma il turismo, oggi, segna il passo, essendo costituito essenzialmente da visitatori di transito, e neanche dai pizzitani emigrati.
Affinché la nostra cittadina possa essere inserita in un valido itinerario turistico per più mesi l’anno sarebbe necessaria una politica incisiva e competente, rivolta anche all’esaltazione e valorizzazione della “cucina”, oltre che del gelato, a prezzi calmierati, attraverso una proposta enogastronomica tipica locale, fatta essenzialmente a base di pesce e di prodotti agro-alimentari, integrandola con la cultura e le tradizioni tipiche, limitando talune sacre paesane.
Un’altra strada da percorrere potrebbe essere il potenziamento della ricettività, riscoprendo e valorizzando il centro storico, che ormai è fatiscente perché abbandonato a causa dei continui trasferimenti degli abitanti verso le nuove e più comode costruzioni sorte alla “Marinella” e sulla “Nazionale”.
Puntare su questa parte della città potrebbe essere una carta vincente, poiché si potrebbero offrire abitazioni, adeguatamente ristrutturate, capaci di ospitare a prezzi accessibili interi gruppi familiari, per più lunghi periodi.
Si deve aggiungere, come altro fattore negativo, la generalizzata e incontrollata diffusione della grande distribuzione che ha portato alla chiusura di molti piccoli esercizi commerciali, impoverendo le periferie e togliendo servizi fondamentali sotto casa.
Tutte le forze politiche presenti a Pizzo, di ogni matrice, avrebbero dovuto rimboccarsi le proverbiali maniche di camicia, per dare la loro sincera e piena disponibilità a realizzare nuove strutture ed efficienti servizi, per favorire il turismo e dare inizio a una specifica e dettagliata programmazione dell’economia territoriale, sfruttando adeguatamente le risorse naturali nel rispetto dell’ambiente, ma i pizzitani languiscono in attesa che finalmente qualcosa si muova nel senso agognato.
Purtroppo, però, le sue bellezze naturali non si sono mai sapute sfruttare adeguatamente, anzi i vari interventi che si sono fatti l’hanno irrimediabilmente deturpata, anziché abbellirla. Sono eloquenti esempi la “Stazione”, la “Marinella”, la “Via Nazionale”, la “Marina”, la “Seggiola”, il “Centro Storico”, località “Pietà”, “Trentacapilli” e “Mazzotta”, luoghi, dove non è piacevole vivere, essendo soltanto abbandonati e isolati dormitori, pri di servizi e di verde pubblico.
Le zone di verde attrezzato non esistono anche per l’insensata scelta di vendere le aree stardard che hanno finito di cementificare la Città.
In effetti, la politica ha considerato i quartieri solo come dormitori, luoghi dove l’importante è costruire case su case per l’arricchimento veloce e facile di taluni grossi pescecani locali, mentre ogni zona ha una sua precisa identità con problemi specifici derivanti dalla posizione, dal numero di abitanti, dalla lontananza dal centro storico, per cui è necessario dare voce ai quartieri, ascoltando la gente che li vivono, per capire quali possibili soluzioni si possono prospettare.
Creare un turismo permanente è possibile, com’è stato stabilito in un convegno organizzato qualche anno fa dal “Turist club promotion Italia”, società di servizi che opera nel campo dell’informazione, dello sviluppo del territorio e della commercializzazione turistica, ma è necessaria la collaborazione sia delle istituzioni pubbliche, sia delle associazioni e professionisti privati che operano nel settore della cultura e della società, evidenziando la necessità di valorizzare “L’Italia minore”, cioè quella parte del territorio ancora non sufficientemente sfruttata dal punto di vista turistico e ricettivo, tenuto conto soprattutto del fatto che Pizzo, strutturalmente e logisticamente, avrebbe ottime possibilità di sviluppo turistico.
Lo scopo sarebbe di far nascere una moderna industria turistica che si deve basare essenzialmente sulla capacità generalizzata dell’accoglienza e sullo sviluppo di adeguati servizi socio-culturali, altrimenti Pizzo è destinata a morire d’inedia.
INTERVENTI DI AMICI:
– Vincenzo Vacatello: Ineccepibile quanto rilevato dalla penna dell’amico Accetta. Senza alcuna pretesa di caricare e/o scaricare le responsabilità dell’attuale situazione, vorrei richiamare l’attenzione delle competenti istituzioni (comune – provincia – regione ) su una vecchia buona e bella proposta, appunto accantonata perché troppo buona e troppo bella, di ACCOMUNARE I DUE COMUNI DI PIZZO E VIBO MARINA. Operazione non del tutto eccessivamente difficile…..ora che in Italia non esiste più alcun confine. Ho scritto forse qualcosa che non va ? – Ne approfitto ora che si può dire tutto e di più liberamente). W la Libertà.
– Orlando Accetta: Io l’ho proposto più volte, pur se nel mio sano scetticismo per l’antica rivalità campanilistica tra Pizzo e Vibo Valentia (non Porto Santa Venere).
Ciò sarà possibile, a mio parere, soltanto quando “Porto Santa Venere” riuscirà a sganciarsi dal capoluogo, che fagocita e assorbe. Qualche amico sollevò l’ostacolo del nome da dare al nuovo e più interessante Comune. Io suggerii quello di “PIZZO SANTA VENERE”, e pare che fu accolto favorevolmente, giacché metterebbe in risalto le caratteristiche primordiali dei due centri, accomunati dagli interessi di vicinanza, economici, strutturali, funzionali, di popolazione, tenuto conto che, da sempre, Pizzo ha esercitato la sua influenza su quel territorio, che è stato coinvolto nel territorio pizzitano, anche con matrimoni che li hanno integrati e avvinti. E questo continua a verificarsi pure ai nostri giorni.
– Maria Lavoratorio Iannuzzo: Quando il turista se ne va in piazza resta solo odore di fritto e di pesce!
– Orlando Accetta: Io non ho nulla contro le sagre, serie e ben organizzate, immesse in un “programma programmato e prestabilito”, per fare conoscere le nostre peculiarità enologiche e gastronomiche, come ho già scritto, però qui si esagera perché spesso sagre non sono ma smercio utilitaristico. Comunque, meno male che non ci sono altri odor i… indefinibili … come un tempo.
Francesca Facciolo Vibo Marina avrá sempre il bastone tra le ruote per la propria indipendenza. Vibo Valentia andrebbe a perdere area industriale e porto.
Francesco Sciutto Spero non avvenga mai. Erediteremo una marea di problemi a scapito di Pizzo. Non ne vedo l’utilità.
Domenico Schipilliti Previo distacco dal comune di Vibo Valentia!