DI GIUSEPPE PAGNOTTA

Che il Centro storico di Pizzo sia stato abbandonato da quasi tutti: cittadini, professionisti, commercianti, ecc. è ormai un fatto assodato che solo pochi si ostinano a negare. Ebbene basta fare una ricerca su Google per rendersi conto che questo problema è di carattere generale, dovuto ai nuovi stili di vita ed alla massiccia presenza dei centri Commerciali. Riporto il caso di Perugia che mi sembra emblematico. Stiamo parlando dell’Umbria e di uno dei Centri storici più belli e ricchi d’Italia. Eppure i problemi di base sono gli stessi del nostro Centro storico. Queste Amministrazioni sono un passo avanti a Noi solo perchè, almeno, hanno capito che il problema esiste e non si ostinano a dire che tutto va bene. Stanno tentando di capirlo in pieno e di trovare misure e politiche idonee per tentare se non di risolverlo almeno di rallentarlo. Anche a Pizzo bisognerebbe intraprendere questa Via. Basterebbe fare come stanno facendo gli altri e cioè studiare delle misure e delle politiche potenzialmente idonee a fronteggiare lo spopolamento civile e commerciale. In questa ottica l’Ente Comune è l’attore principale che, a mio parere, si dovrebbe fare carico del problema. Basta guardarsi in giro o leggere con attenzione i giornali per rendersi conto della veridicità di quanto affermato. Ma cosa può fare il Comune? Certo non può sostituirsi agli abitanti e o ai commercianti. Però potrebbe, quantomeno studiare misure tali da rendere più conveniente abitare o aprire negozi nel Centro storico rispetto ad altre soluzioni e tutto questo a costo zero per l’Ente. Tutto questo diventa possibile se si considera che i costi del Comune per i servizi pubblici che rende sono costi fissi, determinati sulla base di gare comunitarie in un periodo antecedente all’inizio del servizio. Per cui se nel periodo aprono nel centro storico dieci o cento negozi nuovi l’appaltatore del servizio non può chiedere, almeno nel breve periodo, aumenti per l’aumentato carico di lavoro. Il discorso vale per quasi tutti i servizi pubblici comunali come per molti tributi comunali. In altre parole i costi dell’Ente sono costi che non variano, almeno nel breve periodo, al variare del numero di negozi o degli abitanti serviti. Per cui se il Comune esentasse da tali costi, per un certo periodo, i nuovi insediamenti commerciali o i nuovi abitanti del Centro storico non se subirebbe alcun onere aggiuntivo. E’ un poco la politica nazionale degli sgravi contributivi solo per i nuovi assunti o la politica commerciale dei fornitori di servizi telefonici che promettono sconti prodigiosi solo ai nuovi clienti. Periodo da tre a cinque anni che darebbe un grosso aiuto alle nuove imprese. C’è un altro aspetto da non sottovalutare. Parlo dell’offerta commerciale verso la quale si potrebbe tentare di fare orientamento. Cerco di spiegarmi meglio. I Centri storici di quasi tutte le località turistiche sono pieni di negozietti che offrono ricordini, magliette, cappelli, foulard, oggetti di coralli, bigiotteria varie, ecc. tutti prodotti poco impegnativi e dall’alto margine di guadagno considerato che il periodo di apertura è sempre limitato per cui il guadagno deve essere concentrato ed il più alto possibile. Se gli spazi commerciali sono occupati dai negozi classici tutto questo non è possibile. Ma se i negozi classici sono scomparsi per altre cause allora si crea un’opportunità veramente unica che è doveroso tentare di sfruttare. Una volta capito il meccanismo e fissati chiaramente gli obiettivi, poi le soluzioni possono essere molteplici. Infine dal lato degli affitti dei negozi si osserva che i proprietari di immobili commerciali subiscono una tassazione veramente pesante alla quale il Comune partecipa in modo sostanziale. Per cui studiare forme d’incentivazione a favore dei proprietari di immobili commerciali del Centro storico per indurli a calmierare gli affitti, è un’altra misura che agisce nel senso voluto. Comunque tutto si può e si deve fare. Solo una cosa, a mio parere, non si può e non si deve fare e cioè quella di ignorare il problema e fare finta che esso non esista proprio.

(Foto di Santino Galeano)