I SOTTERRANEI DEL CASTELLO DI PIZZO

(fonte Fasti e Nefasti della Città di Pizzo di Raffaello Molè)

 

Prima  di   chiudere   questo    capitoletto,   parlerò brevemente dei sotterranei del Castello, che la tradizione popolare e qualche scrittore vogliono si congiungessero con i castelli di Vibona, Monteleone e Rocca Angitola.

Il Genovesi, nel tomo XI della sua “Calabria antica,,, parlando del Castello di Pizzo, così si esprime: ”  sappiamo solo che mediante sotterranei comunica con i castelli di Vibona, Monteleone e Rocca Angitola,,. La stessa notizia è riportata nel vol. IV dell’opera di frate Zampini, (Biblioteca venuta, riportata nella Biblioteca egizia da Saur Zoorst, vol. I, pag. 164), dove è detto: “….quei piccoli edifici che servivano di vedetta, presto si trasformarono in castelli di difesa e si collegarono mediante sotterra
nei, come si può osservare da Stilo a Cotrone, sul Jonio, e da Reggio a Paola, specie sul golfo di Napizia, dove ben 4 castelli, Bivona, Monte dei Lioni, Rocca Angitola e Pizzo, oltre ad essere una forte
difesa del territorio, era un reciproco aiuto fra i quattro paesi , difese che poi si appropriarono i ric­chi, apponendo il loro nome,,.

Senza dubbio il Castello di Pizzo ebbe i suoi sotterranei, anzi parte di uno di essi unisce attual­mente il palazzo dei marchesi Gagliardi con la Ro­tonda della Monacella, e il Tranquillo a pag. 56 dell’op. cit., così lo descrive: “Da lui (dal Castello), in tempi andati in caso di bisogno, uscir potevasi per una via nascosta, incavata entro l’intero scoglio, per cui giungevasi al mare, che anche oggidì all’occhio del curioso s’oggetta,,. Un altro cunicolo sotterraneo che si dirige verso l’odierna piazza Umberto I, si vede ancora e doveva sboccare in qualche recondito posto, non lungi dal castello, e serviva come via di ritirata, nel caso in cui il castello stesse per essere espugnato. Un altro breve sotterraneo univa il castello alla torretta di guardia.

Per gli altri sotterranei esprimo le mie riserve, prima di tutto perché la R. Reintegra del 1694, minuziosa in tutti i particolari, non ne fa cenno alcu­no, e tale silenzio, su una gigantesca opera come quella, sarebbe inspiegabile, come impiegabile sarebbe il si­lenzio del Tranquillo, il quale, mentre si sofferma a descrivere la piccola galleria, che va fino alla Monacella, certamente – se davvero tali sotterranei fossero esistiti – non si sarebbe privato dell’ occasione di magnificarli, nel suo stile tronfio ed ampolloso; secon­dariamente penso che l’ingegneria di quei tempi non era in grado di progettare e costruire una galleria sotterranea, lunga varie decine di chilometri e orientarla in modo così preciso, da farla sboccare in un luogo prestabilito.