La Chiesa di San Sebastiano, che sorge nella parte più alta della città, pare sia stata ricostruita nei primordi del 1800, sui ruderi di un’antica chiesa, intitolata allo stesso Santo. Alle spese concorse, in larga misura, una colonia di pescatori di corallo, la quale proveniente dalla provincia di Napoli, trascorreva a Pizzo parte dell’anno, per esercitare la pesca del corallo, allora abbondante nel nostro golfo. 

Fino a pochi anni fa, si conservava in questa Chiesa la piccola statua primitiva di San Sebastiano. L’attuale simulacro fu donato nel 1838 da Emidio Marcello. In seguito, la Chiesa fu ampliata con l’aggiunta di due navate laterali, che le diedero la forma di croce latina. Danneggiata dai terremoti del 1905 e del 1908, furono rifatti, a spese del Cavaliere G. Licastro, i quattro archi del centro. Nel 1937, il Rettore can. Saverio Vinci apportò alla Chiesa vari abbellimenti a spostò l’altare di marmo della cappella di San Giuseppe, situandolo al centro di essa.   In questa Chiesa si custodiscono sei statue, rappresentanti la passione di Gesù, scolpite nel 1870 dallo scultore polistinese Antonio Morani. Tutti gli anni queste statue, la sera del Giovedì Santo, vengono portate in processione, alla suggestiva luce di rustiche fiaccole, fatte di steli di ampelodesmo. Sul soffitto vi sono buoni dipinti dei pittori Zimatore e Grillo, eseguiti a cura del can. S. Vinci. In questa chiesa ha sede, fin dal 1600, il sodalizio del SS. Nome di Maria, fondato dal ceto operaio. Detto sodalizio, nel 1729, fu aggregato alla Arciconfraternita del SS. Nome di Maria, esistente nell’Archibasilica Liberiana di Roma, come risulta dal breve del cardinale Pico della Mirandola. Nel 1913, con breve del Pontefice Pio X, il Sodalizio fu elevato ad Arciconfraternita.  Gli stalli di noce massiccio rimontano al 1797 e sono opera di maestranza serrese.