La storia, la grande storia, non è mai univoca che scorre in un solo senso. La Campagna Napoleonica dello Stretto condotta da Re Giuseppe Napoleone nel 1806 ha conosciuto come tutte le Campagne militari alterne vicende a seconda dei punti di vista dei personaggi che l’hanno vissuta. E’ stata un’entusiasmante occasione di riscatto della libertà e di liberazione dal giogo secolare borbonico per le classi borghesi istruite ed evolute, mentre venne vista con orrore dalle classi contadine meno istruite molto legate alle tradizioni, alla Chiesa Cattolica ed alla classe Nobiliare. Veniva appoggiata incondizionatamente dai primi ed osteggiata dai secondi. Invero Marcellinara era un feudo della famiglia nobiliare dei Sanseverino come lo è stato Pizzo per tanto tempo. Quindi è logico che molti fossero rimasti fedeli a questa famiglia ed a tutto ciò che essa rappresentava. L’esercito francese di liberazione o di occupazione a seconda dei punti di vista proveniva dalla prima grande sconfitta su terraferma subita a Maida nella famosa battaglia di Maida del 2-3 luglio 1806, era in ritirata verso Crotone dove c’erano dei reparti della Grande Armata Francese ai quali unirsi in attesa di rinforzi da Napoli con i quali riprendere la guerra ai Borboni. Un’esercito in ritirata normalmente non si comporta come uno in assetto di conquista. Meno danno facevano e meno ne avrebbero subito. Il giorno precedente subito dopo la sconfitta era transitato per Maida e nulla era successo, anzi era stato soccorso dalla popolazione nella cura dei feriti come attesta un monumento commemorativo posto nella Piazza centrale di Maida. Ma qui a Marcellinara avvenne un fraintendimento che ebbe conseguenze funeste con molteplici morti. Le avanguardie delle colonne francesi erano formate da reparti svizzeri che portavano una divisa con la giacca rossa come i soldati dell’esercito inglese vincitore a Maida. Per cui gli abitanti di Marcellinara fedeli ai Borboni ed ai Sanseverino pensarono bene di inneggiare dei festeggiamenti in onore dei vincitori di Maida. Questa calorosa accoglienza veniva accolta con benevolenza dai reparti francesi. Evidentemente la lingua straniera non era un problema visto il basso livello culturale vigente in tutto il Regno di Napoli. Senonché un abitante di Marcellinara che aveva conosciuto in precedenza il Generale Reynier avendolo visto di nuovo capì dell’errore e diede l’allarme. Temendo atti di violenza da parte delle truppe francesi l’atmosfera bucolica del passaggio delle truppe mutò all’improvviso. Vi furono scontri dove gli abitanti di Marcellinara armati solo di bastoni e forconi ebbero la peggio mentre le armate francesi furono costrette all’uso delle armi da sparo per riportare l’ordine nel paese e consentire un ordinato deflusso delle truppe francesi verso Catanzaro e quindi Crotone. Tutto, o quasi, il popolo di Marcellinara partecipò a questi eventi. Fu’ un evento corale che che vide riuniti popolo, chiesa e nobiltà contro coloro che evidentemente, a torto o a ragione, ritenevano aggressori. Fu’ un fatto identitario che li contraddistingueva dal comportamento di altri paesi limitrofi. Fu’ un fatto del quali gli abitanti di Marcellinara ne andarono orgogliosi. Un fatto identitario sempre più necessario in questo mondo moderno dove le nuove tecnologie tutto tendono ad appiattire ed uniformare. Dove tutto viene mescolato senza rispetto per gli usi, le tradizioni e le civiltà differenti. A parte tutto l’effetto scenico teatrale è di assoluto rilievo. Una interpretazione accorata e sentita da incoraggiare ed aiutare per quello che vuole rappresentare e cioè l’orgoglio di essere Calabresi.
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