Sfide e opportunità al di là dei confini.
L’Unione Europea si è molto allontanata dal disegno politico originario del Manifesto di Ventotene e dei suoi padri fondatori. Negli ultimi quindici anni, essa ha tradito le aspettative di fronte alla globalizzazione, alla crisi economica, alla rivoluzione tecnologica, alle migrazioni di massa, al conflitti in aree vicine, al terrorismo. Essere critici nei confronti dell’attuale Unione europea non significa essergli ostili. Significa al contrario agire politicamente per consentire all’Europa di ritornare a essere un progetto di progresso e di crescita sociale.
Sì, ma come?
• Come mettere fine alle politiche finanziarie del rigore e dell’austerità a vantaggio di politiche economiche neo-keynesiane orientate alla crescita e alla creazione di occupazione?
• Come correggere tutte quelle disuguaglianze nei redditi e nei diritti che politiche economiche non inclusive hanno contribuito ad amplificare?
• Come introdurre un’autentica dimensione sociale del progetto europeo in modo da realizzare la parificazione delle condizioni di vita e di lavoro nel progresso e un welfare equo e solidale?
• Come sostenere un’economia verde che contrasti i cambiamenti climatici?
• Come contribuire al rispetto delle diversità mettendo in campo una politica di migrazione centrata sui principi dell’inclusione e dell’integrazione?
• Come affermare un’Europa della democrazia e non dei più forti?
Occorre poi allargare lo sguardo ai confini del continente, e oltre. Da Est a Sud, sono in corso processi di cambiamento geopolitico che stanno modificando il contesto in cui Italia e Europa agiranno nei prossimi decenni.
La democrazia, un valore fondamentale, è in crisi in Est Europa – Ungheria e Ucraina innanzitutto – e Turchia. Allo stesso tempo, tali paesi ricoprono un ruolo strategico per l’Europa, di argine alle mire egemoniche della Russia, alla destabilizzazione del Medio Oriente, e ai flussi migratori. Discorso simile vale per la Libia.
– Come reagire? O non agire?
Sulle relazioni con il Sud del mondo, e indirettamente sul tema migrazioni, occorre anche riflettere su strategie di lungo periodo, al di là di accoglienza e integrazione.
– Potrebbe il rilancio della cooperazione allo sviluppo, soprattutto tramite l’Europa, rappresentare una risposta concreta alla retorica populista dell’“aiutiamoli a casa loro”?