Una visione d’insieme che guardi all’essere (e restare) umani.
Nel campo dei diritti naturali dell’uomo ancora molti sono i campi che devono essere percorsi. In particolare è necessario:
– Colmare i vuoti: introduzione del reato di tortura e approvazione di una legge che regolamenti il “fine vita”. Su temi così delicati dobbiamo interrogarci sull’utilità di contrapporre forti posizioni ideologiche (sacralità della vita o diritto di scegliere di morire?) legittime, ma inconciliabili. Un approccio laico orientato alla libertà di scelta di ognuno non sarebbe maggiormente in grado di garantire i diritti di tutti?
– Rispondere alle nuove esigenze: alcune leggi non sono più al passo con i tempi, come la legge sulla cittadinanza, attualmente fondata sul principio dello ius sanguinis, che esclude di fatto dai diritti di cittadinanza 800.000 persone nate in Italia da genitori stranieri. La cittadinanza italiana deve essere garantita a tutti coloro che nascono nel nostro paese (ius soli)? o è giusto stabilire delle modalità di mitigazione di tal principio (es. ius culturae) come prevede la proposta di legge attualmente in discussione in Parlamento?
– Garantire i diritti effettivamente: vi sono diritti sanciti sulla carta, ma non vengono garantiti nel quotidiano, come il diritto all’aborto che è di fatto precluso a causa della diffusione dei medici obiettori negli ospedali italiani. Come trovare un punto di equilibrio tra il diritto alla salute delle donne e la libertà di coscienza dei medici?
– Andare avanti: alcuni passi avanti sono stati fatti, come in materia di diritti delle coppie dello stesso sesso e in materia di parità di genere. Ma è sufficiente?
Perché mentre i tribunali legittimano l’adozione da parte delle coppie dello stesso sesso la politica non riesce a fornire risposte esaustive?
Le “quote rosa” sono sufficienti o servono anche altri strumenti – oltre alle “quote”- in grado di eliminare le discriminazioni di genere nel mondo del lavoro e in altri campi?
– Restare umani: la Costituzione, i Trattati Unione Europea, le convenzioni internazionali garantiscono chiaramente un diritto – il diritto d’asilo – che però può essere goduto solo dopo aver rischiato la vita attraversando mare e frontiere. Non è questo un paradosso? Come evitare allora questa immensa tragedia?
– Aprirsi al futuro: è possibile ripensare a politiche di immigrazione non dettate solamente da logiche emergenziali ma che possano regolamentare nel lungo periodo l’immigrazione come risorsa sociale ed economica?
Una società sempre più multiculturale apre sfide nuove per la garanzia dei diritti. Quali? Come affrontarle?