MEMORIA INDIVIDUALE E MEMORIA COLLETTIVA.

Mentre la memoria individuale si base principalmente sui ricordi che ognuno di noi ha e quindi è del tutto soggettiva e strettamente legata alla persona, quella collettiva all’incontrario si fonda sui documenti storici, sulle prove tangibili, sui segni, sulle tracce, alcune così evidenti da non lasciare adito a interpretazioni diverse, altre interpretabili in un modo e nel suo contrario. La memoria collettiva non si esaurisce però in qualcosa di materiale, non è solo l’insieme dei documenti. E’ una idea che si forma nelle coscienze e tende a generalizzarsi nella società partendo dalla interpretazione di quei segni, di quelle testimonianze. Questo non ci lascia più tranquilli rispetto alla evanescente “verità” della memoria individuale, anche la memoria collettiva ha vari punti di debolezza, è ad esempio influenzabile e corruttibile. Ogni forma di potere ha il suo revisionismo storico, altera la memoria collettiva pro parte. A volte modificando e falsando i documenti, altre volte semplicemente ignorandone alcuni e facendone emergere altri. Possiamo provare ad opporci a questo revisionismo cercando di salvare i documenti, organizzando giorni dedicati alla memoria, salvaguardando e proteggendo lo studio della storia nelle scuole, ma è probabile che da questi espedienti ne tragga beneficio solo chi è già sensibilizzato. Nell’era virtuale di internet, delle TV di stato, dove possono essere immessi e creati falsi documenti ad oc, dove può essere manipolata l’informazione con la sicurezza dell’impunità, diventa difficile barcamenarsi tra vero e falso. L’impegno profuso da parte del potere di turno per manipolare e controllare questa memoria collettiva è, purtroppo, molto più capillare e efficace di quello dei singoli nel conservarla.
MEMORIA STORICA
Sembra che questa società abbia perso la memoria storica, abbia una memoria collettiva contingentata al presente, appiattita su una informazione carente e manipolata, e memorie individuali traviate da dubbi e insicurezze. Sembra anche che la labilità sia una caratteristica della memoria. Come mantenere costantemente viva la memoria senza una informazione libera? Come portare avanti idee nuove e partecipare se i vertici sono sordi e inamovibili? E’ davanti agli occhi di tutti lo scollamento dei politici dalla gente, la mancanza di turnover politico, l’invecchiamento della classe politica e la mancanza di spazio per i giovani. Ricreare una base solida, riformatrice, laica e etica, sostenuta dal dialogo intergenerazionale sarà il compito arduo e lungo dei prossimi anni e questo non potrà avvenire senza salvare ciò che resta della memoria collettiva del passato. Noi, che abbiamo vissuto con un altro modo di intendere la politica, non possiamo continuare a gestirla con la presunzione che non ci siano altri in grado di fare meglio. Abbiamo il dovere di tramandare la memoria storica ai giovani come consiglieri, compagni di viaggio, senza pretendere di imporre le nostre soluzioni o di gestire il loro futuro. Abbiamo tanto da imparare dai giovani su dove sta andando il mondo e su come lo vorrebbero. Saranno loro ad abitarlo e non è detto che vogliano ciò che volevamo noi. Una canzone della Banda Bardot dice proprio: “Debbo finir di colorare il mondo che vorrei abitare”. I ragazzi debbono conoscere le nostre esperienze non per rifarle, ma per evitare gli errori e gli orrori che la storia dimostra ripetersi ciclicamente. Se anche non riusciremo a mantenere integra la memoria, individuale o collettiva che sia, almeno potremo riuscire ad evitare che diventi completamente avulsa dalla realtà.

SPUNTI DI RIFLESSIONE ESTRATTI DA UNO SCRITTO ON LINE DI MARCO RUINI