La parola “quaquaraquà” proviene da un’espressione usata da Leonardo Sciascia in un romanzo che ha scritto nel 1961 intitolato “Il giorno della civetta.” La storia prende spunto dalla uccisione di Accursio Miraglia, un sindacalista comunista, che ha avuto luogo a Sciacca nel gennaio 1947 dalla mafia Cosa Nostra. Nel libro di Sciascia lui divide gli uomini in quattro categorie:  Gli uomini veri. Gli uomini veri sono istruiti e pensano da se stessi. Non sono dettati dai sentimenti popolari o pettegolezzi. Sono altruisti e rispettano gli altri. Difendono i loro ideali e muoiono per la loro libertà e la libertà degli altri. Dicono no alla mafia e la camorra. Non impongono la loro volontà o comandano gli altri.Le loro attività è volta a portare la pace nel mondo. Cercano di aiutare gli sfruttati, creano posti di lavoro e una cultura di benessere. Combattono la stupidità. Ascoltano. Cercano di capire. I mezzi uominiI mezzi uomini sono quelle persone che non prendono mai la responsabilità diretta per le loro azioni. Hanno paura e sono senza direzione.Pensano solo ai propri bisogni e desideri. Non hanno nessuna iniziativa, ma criticano quelli che sanno agire. Sono negativi e cercano di far cadere gli altri che stanno lavorando per il bene. Invece di dare sostegno agli altri, si tirano fuori. Sono uomini negativi, immaturi, dal pensiero negativo. Invece di fare ordine creano una grande confusione. Gli OminicchiGli ominicchi sono quelli che vivono nell’ombra e sono sempre pronti a sfruttare gli errori degli altri. Si tratta di quelli che non decidono per se stessi, ma prendono ordini dai padroni. Non possono mai essere leader, perché non sanno come condurre o essere un esempio per gli altri. Non esitano a tradire i loro amici, al fine di salvare se stessi. Per avere solo un po’ di potere sono disposti a vendere la propria dignità. I quaquaraquàQuaquaraquà è un termine con il significato di persona particolarmente loquace, ma priva di capacità effettive, per questo ritenuta scarsamente affidabile. Questi uomini sono i più pericolosi, perché la loro cultura e istruzione li rende impermeabili al rispetto degli altri e al loro ambiente. Sono arroganti, prepotenti, e lacchè della mafia. Non prendono la responsabilità delle loro azioni. Si arricchiscono sulle spalle degli altri, imponendo le proprie idee e la volontà agli altri. Non danno l’esempio, invece agiscono spinti dalla paura e dalla corruzione. Sono calunniosi e diffamatori e pronti a sparlare di chiunque. Hanno un ego enorme e cercano ossessivamente di farsi notare. Fanno un sacco di promesse senza poi agire. Parlano molto, con poca azione benefica. Questo è un modo di descrivere certe società umane tipiche del Meridione d’Italia che ancora oggi mantiene integra la sua validità. Anche a Pizzo cari Amici molti nostri concittadini, quando c’è di mezzo la cultura ed i beni culturali,  parlano, parlano, parlano, criticano, vaneggiano, stravolgono la realtà dei fatti con lo scopo principale di distruggere quel poco che gli altri sono riusciti a fare. Dicono di tutto ed il contrario di tutto, assumono vanagloriosi atteggiamenti di sapienti, vogliono che a Pizzo venga fatto il massimo di tutto ma alla imprescindibile condizione che a farlo siano gli altri.  Gli altri sarebbero i politici e le Altre Associazioni che hanno il demerito, dal loro punto di vista, di occuparsi solo dei fini istituzionali per i quali sono nate e non di quello che loro vorrebbero. Noi, ad esempio, siamo stati accusati in passato di occuparci solo di “Murat” trascurando altri importanti personaggi della Storia e della Cultura di Pizzo.   La verità che sono solo il prodotto della Cultura del Dire che è lontana cento miglia dalla Cultura del “FARE”. Volendole collocare in una qualsiasi delle categorie proposte da Sciascia c’è solo l’imbarazzo della scelta.  Certo non sono “veri uomini“, i quali non si limitano a parlare ma si mettono continuamente in gioco. Il che vuol dire essere pronti a dare il proprio contributo in termini economici e soprattutto di tempo per la realizzazione delle opere ed iniziative che si ritengono giuste. Sono decenni che a Pizzo saltuariamente qualcuno si ricorda di Antonino Anile, si organizzano incontri e riunioni. Si fanno progetti, si lanciano idee e poi quanto si tratta di passare dalle parole ai fatti tutti si tirano indietro perchè dicono: “loro che c’entrano”, è il Comune che dovrebbe fare queste cose “mica loro”. Loro, “i furbetti”, hanno lanciato l’idea; che a realizzarla siano altri “stupidi” disposti a sprecare il loro tempo ed il loro denaro. Noi dobbiamo valorizzare tutta la nostra Storia ed il nostro Patrimonio storico, culturale, artistico, religioso, di usi e costumi, di tradizioni. Non ci sono storie più importanti ad altre meno importanti, tutto il passato fa parte della nostra storia a partire dall’Alto medioevo con le lotte tra Angioini ed Aragonesi, all’occupazione spagnola, al Reame Borbonico, ai Re Giuseppe Napoleone e Gioacchino Murat, agli eroi del Risorgimento meridionale sconosciuti ai più, all’unificazione dell’Italia ed al fenomeno del Brigantaggio, al Regno d’Italia, al ventennio fascista fino all’attuale periodo repubblicano. In questo grande panorama storico che poi ognuno abbia le proprie preferenze o antipatia, oggi, è normale e nessuno dovrebbe scandalizzarsi. A Pizzo, strani personaggi, hanno recentemente cercato di buttare fango su un uomo che quì ebbe la sfortuna di sbarcare e che quì vi trovò la morte con la consapevole partecipazione di molti dei nostri concittadini dell’epoca che furono abbondantemente gratificati anche sotto il profilo economico dall’allora Casa Regnante. Il mondo intero, sono ormai due secoli, che ci addita negativamente per quella vicenda. Molti nei loro scritti ci hanno indicato anche cosa avremmo dovuto fare per rimediare nei limiti del possibile a quella che a Pizzo viene chiamata “la maledizione di Gioacchino”. Noi quello stiamo facendo da circa 25 anni. E dai primi del 900 che gli studiosi ed appassionati chiedono a gran voce l’istituzione di un Museo Murattiano e Noi l’Abbiamo fatto con il Comune di Pizzo e la Provincia di Vibo Valentia. Tutti lamentano la mancanza di una Biblioteca Pubblica a Pizzo ormai da molti decenni. Noi ne abbiamo creato una piccola specializzata di Storia Moderna e della Calabria nelle Sale del Castello di Pizzo. La ricostruzione scenica della vicenda murattiana con i manichini all’interno del Castello realizzata dalla Pro Loco di Pizzo all’epoca del Sindaco Stillitani ci ha fornito l’idea di farli rivivere veramente questi manichini non tutti gli anni come ha scritto qualche “maldicente” ma ogni due o tre anni. Detto fatto. Ecco come è nata la Rievocazione Storica dello sbarco, arresto, condanna e fucilazione del Re Gioacchino Murat. Certo che tutto questo costa. I soldi li abbiamo cercati e trovati presso tutti gli Enti territoriale della nostra Regione dalla Regione alla Provincia al Comune. Ma i soldi gli Enti li danno solo sei fai progetti in un certo modo, con esito non sempre scontato. Poi avuto i decreti di finanziamento i soldi li danno solo a rendiconto. Il che vuol dire che devi pagare i fornitori con mezzi tracciabili assegni o bonifici, documenti che insieme alla fatture devi portare agli Uffici preposti che fanno sempre nuove richieste di nuove documentazioni impreviste. Per cui c’è anche il rischio che alla fine dopo esserti impegnato personalmente con la Banca non riesci ad ottenere i soldi dagli Enti perchè qualcosa è fuori posto. Tutto questo non si fà con le chiacchiere ma solo con l’impegno ed il sacrificio che solo coloro che vogliono veramente bene alla propria terra ed alla propria Città possono fare. Caro Amico questi pensieri è da molto tempo che li avevo dentro e stasera il tuo intervento mi ha stimolato a metterli nero su bianco. Concludo dicendo che, fortunatamente, i  negativi son pochissime persone che fanno molto “scruscio” ma con pochissimo o nullo seguito. I veri Pizzitani e tutte le Amministrazioni interessate hanno capito chi siamo e perchè facciamo certe cose e non ci hanno mai fatto mancare il loro appoggio per cui, si rassegnino, “i negativi” non riusciranno a distruggere quello che Noi abbiamo fatto e stiamo continuando a fare. Non so quanti dei visitatori del post arriveranno alla fine, ma per costoro riserbo un grazie di cuore per la cortesia e la pazienza di leggere tutto.