VISITA DEL RE GIUSEPPE ALLE CITTA DEL SUO REGNO

Fonte:
https://cronologia.leonardo.it/storia/a1806a.htm

I resti dell’esercito borbonico del Damas avevano – come abbiamo letto nel precedente riassunto – sgombrata la Calabria riparando in Sicilia. Ma i Francesi che li avevano cacciati non è che potevano dirsi completamente padroni del Regno di Napoli, perché Civitella del Tronto e Gaeta resistevano ancora, inoltre nelle Calabria e nelle Puglie, incitate dalle bande borboniche o dall’odio non recente verso il nome francese, le popolazioni insorgevano contro gli invasori, tendevano loro agguati, assalivano i convogli, i presidi, provocando così altre reazioni e dure rappresaglie.
Esortato dall’Imperatore a muovere sulla Sicilia, GIUSEPPE BONAPARTE stabilì prima di fare un viaggio in Calabria sia per vedere a che punto erano i preparativi per la spedizione sull’isola, sia per calmare con la sua presenza gli eccitati animi dei Calabresi.
Data l’agitazione che regnava nel paese, un viaggio in questa regione non era certo privo di pericoli; ma Giuseppe nonostante i consigli contrari del generale REYNIER e del colonnello LEBRUN volle ugualmente intraprenderlo e, accompagnato dal colonnello CLARY, suo nipote, dal segretario particolare FERRI-PISANI, dal Ministro dell’Interno MIOT de MELITO e dal ministro della Guerra MATHIEU DUMAS e scortato da mille soldati al comando del generale Saligny, si mise in viaggio il 3 aprile.
Il giorno 11 partiva da Cosenza. In questa seconda parte del viaggio Giuseppe fu perfino fatto segno di manifestazioni di gioia da parte degli abitanti sebbene attraversasse paesi che per le recentissime insurrezioni erano stati messi a ferro e a fuoco dai Francesi. Per Stigliano, Nicastro e Palmi, giunse il 17 a Reggio e qui ricevette il decreto che lo nominava re delle Due Sicilie.
Ripartito tre giorni dopo, il sovrano visitò Squillace, Catanzaro e Cotrone, accolto dovunque con archi di trionfo, luminarie, fuochi d’artificio, segni di letizia, apparente ma non tanto sincera, che tuttavia Giuseppe ricambiava con il punire gli abusi che erano stati commessi, con il rimborsare le spese per le forniture militari, con l’ordinare lavori di pubblica utilità e con il dare udienza a chiunque.
Il 3 maggio giunse a Taranto, dove visitò la città e ammirò il bellissimo porto, poi proseguì per Matera, Gravina, Foggia e Caserta e l’11 maggio rientrò a Napoli.
La capitale, che l’aveva visto partire con il grado di luogotenente imperiale, ora lo rivedeva re e lo accoglieva con onori degni di un sovrano. Nella chiesa dello Spirito Santo l’arcivescovo LUIGI RUFFO cantò il “Te Deum” e al Palazzo reale una deputazione del senato francese, di cui il nuovo re era stato prima presidente, andò a porgergli le congratulazioni e gli auguri.