La Sicilia di Stefano Fogato

 
Stefano Fogato
 
Per scrivere a Stefano Fogato:
stefanofogato@tiscali.it
Link alla pagina di Stefano Fogato all’interno del sito del Theatre du Soleil: http://www.arteam.it/theatredusoleil/
 

I TONNAROTI DELL’ISOLA DI FAVIGNANA

Il mondo dei tonnaroti è un mondo a parte, ai margini del mito.
Sono gli ultimi combattenti. Alti, alcuni giganteschi, corpo massiccio, mani enormi, il viso segnato dal sole ma sempre un sorriso velato dietro lo sguardo.
La mattanza è la lotta col tonno.
Certo, ogni tonno è ammazzato, ma per ogni tonno che entra loro rischiano una codata che li può rendere paralizzati a vita, come è già successo.
Il loro lavoro comincia a febbraio, è un lavoro di cesellatori.
Agli inizi del secolo, a febbraio, si trasferivano tutti nell’isolotto di Formica, a qualche chilometro da Levanzo e Favignana, che era provvisto degli stabili magazzini, della casa dell’Economo della tonnara, della casa del Rais, il Capo della tonnara, e i posti letto per i tonnaroti, una quarantina circa.
I padroni della Tonnara sono i Florio, poi c’è l’Economo, che vive quotidianamente con i tonnaroti e più a stretto contatto col Rais, per disbrigare le spese quotidiane della tonnara. E poi c’è il Rais, il capo dei tonnaroti, è lui che decide ogni azione, quando aprire e chiudere le porte delle stanze, è lui che decide.”Domani, oggi si fa mattanza!”.
Qualche decina d’anni fa l’usanza di andare a Formica è stata dismessa e l’isolotto è diventato la comunità terapeutica di Mondo X di Padre Eligio.
Ritornando ai tonnaroti: devono stendere una rete di qualche chilometro, che si chiama “costa” che appunto incanala i tonni verso le camere della morte. Una “costa” a est dell’isola di Favignana ed una ad ovest, al centro le “camere della morte”. Sono delle precamere per l’ultima camera, che hanno delle porte che si possono aprire e chiudere.
Quando nella camera ci sono abbastanza tonni si chiude la porta d’accesso e si apre quella per la camera successiva.
Appena saranno tutti nella camera successiva si riaprirà la porta d’accesso della camera precedente. Ogni giorno una barca con il Rais a bordo va a controllare quanti tonni sono entrati nelle prime stanze e decide l’apertura e la chiusura delle porte.
Tra le centinaia di boe che segnalano la rete della tonnara c’è ne una che porta l’insegna della Madonna dei Tonnaroti, ogni giorno la barca del Rais passa e si ferma davanti a quella boa per un momento di preghiera, tutti ad alta voce, momenti forti, di tipico ricongiungimento. L’ultima camera ha una rete distesa sul fondo.
Il giorno della mattanza, i tonnaroti, cantando delle canzoni, delle nenie tradizionali, si danno il ritmo per portare a galla la rete sul fondo, con dentro tutti i tonni.
Quando la rete è a galla, ci vuole quasi un’ora, inizia la mattanza, uno spettacolo possibilmente da non perdersi.
Ci sono centinaia di tonni che si dimenano, schizzando acqua dappertutto, e la barca del Rais con un altro uomo esattamente in mezzo, nel centro della grande piscina, in mezzo al frastuono più assordante.
I tonnaroti iniziano a prendere i tonni con le loro lunghe aste uncinate, uno due tre, e poi li devono tirare a bordo. Quando si tratta di un tonno di 400 chili, cioè come quello della fotografia, è veramente faticoso, compreso alla fine il dover schivare, a tempo, la codata.
L’acqua, ben presto inizia ad arrossarsi di sangue, i tonni perdono molto sangue, la loro è carne rossa, sanguigna.
E si inizia il conto dei tonni, 100, 200, 300, 400.
C’è aria di battaglia, di bagarre, ci sono sguardi tirati dalla fatica.
Schizzi d’acqua e sangue dappertutto, il barcone con i turisti è in euforia, sono tutti agitati, esaltati, migliaia di foto vengono scattate in un minuto.
Tutto questo dura circa 30 minuti.
Poi, tirato l’ultimo tonno, c’è un momento di festa, molto sommesso, che sembra quasi una trasgressione, chi si butta nell’acqua rossa, tra i tonnaroti, e poi in silenzio, sui barconi, il ritorno a casa, aspettando il giorno della prossima mattanza.
Lo spettacolo della mattanza viene definito uno spettacolo violento, è sicuramente uno spettacolo carico di istinto di sopravvivenza, non direi violento.
Un tonnaroto, Clemente, intervistato su questa presunta violenza dei tonnaroti ha risposto:” Ma non capisco perché noi dobbiamo essere i violenti; si ammazzano i maiali, le vacche, le galline e i violenti siamo noi? Non è giusto!”
 
MAZZABUBU DELLA “CHIAZZA” DI TRAPANI
Mazzabubu è il grande venditore di pesce del porto peschereccio di Trapani. E’ lui che fa il prezzo dei pesci, è lui che ogni mattina alle tre aspetta i primi pescherecci che rientrano, è lui che vede quanti pesci hanno pescato e quali pesci hanno pescato ed è quindi lui, che ogni giorno, è quello che, per diritto acquisito, decide il prezzo ufficiale del pesce. E non sbaglia mai. Non può sbagliarsi. Poi, durante la mattinata vende il pesce al Mercato della “Chiazza” di Trapani. Quando è morto, qualche anno fa, è morto ricco. Il mercato della “Chiazza” ha una architettura dechirichiana, è pieno di surrealismo, ha un porticato colonnato che si svolge per 180° e al centro una statua in bronzo di Venere nuda, con fontanella annessa. Il culto di Venere a Trapani è storicamente importante. Erice, il villaggio che sta sulla montagna che difende Trapani, nell’antichità era una delle tappe principali del culto di Venere in Sicilia, a 25 chilometri c’è il tempio di Segesta, nato per lo stesso culto.
 
 
 
 
 
 
 
Inserito da: || Data: 9/12/2003 Sezione: Il mondo di Altera Categoria: Arte Tipo di testo: Foto e immagin