RASSEGNA STORICA DELLE TONNARE ITALIANE
Di Bruno CENTOLA
(estratto del sito web www.cosedimare.com)
 
Una completa rassegna delle tonnare che nei secoli hanno operato lungo le coste dello Stivale. Impianti di pesca meno famosi di quelli siciliani e sardi, ma ricchi di storia e cultura.
 
TONNARE DI LIGURIA
La risorsa alieutica ha consentito per secoli di nutrire le popolazioni liguri, fino alle zone interne del Piemonte e della Valle d’Aosta. Le prime frammentarie notizie di archivio si hanno dagli antichi registri delle “Condemnationes Conservatorum” (Archivio di Stato di Genova) e risalgono al 1383.
Si hanno notizie di tonnare antichissime lungo tutto il litorale ligure, da San Remo a La Spezia ed, in particolare, anche a Pagana, a S. Michele, a Zoagli, a Vernazza, a Quinto ed a Arenzano.
Le tonnare liguri furono tra le prime ad essere abbandonate in Italia, a causa soprattutto dell’insediamento di complessi industriali sui litorali. Gli imprenditori liguri preferirono trasferire la loro attività sulle pescose coste della Sardegna occidentale, in Sicilia, ed in altre lontane località di Spagna e della costa africana.
Il successivo sviluppo turistico-balneare delle coste completò il processo dell’abbandono dell’ utilizzazione della risorsa alieutica, che nel frattempo era sempre più rarefatta a causa dell’inquinamento delle acque.
Da nord a sud, gli impianti di cui si ha notizia certa alla fine del secolo XIX sono essenzialmente i seguenti:
Tonnara di S. Remo
Tonnara di S. Quinto
Tonnara di Arenzano
Tonnara di Camogli
Chiamata anche di S. Nicolò o di Capodimonte, o di punta Chiappa, è l’unica tonnara dell’Italia continentale oggi attiva, sia pure in forma ridotta.
Ha antiche origini, i documenti d’archivio indicano la fine del secolo XIX. Camogli è stata una attivissima città di mare, “la città dei mille bianchi velieri”.
Giulio Drago riferisce che alla metà del secolo XIX la tonnara di Camogli vide “… le sue camere occupate da migliaia di piccolissimi tonni (……) dei quali (……) in mancanza dell’occorrente per utilizzarli, l’appaltatore si dovette contentare di prendere una quantità piuttosto vistosa, augurando al maggior numero buon viaggio e felice ritorno….”
 
TONNARE DEL TIGULLIO
Tonnara di S. Margherita
Negli ultimi tempi calata a nord dell’abitato, lungo il litorale verso Portofino.
Tonnara di Zoagli
Veniva calata con alterna fortuna, le prime notizie di archivio risalgono al 1608.
Tonnara di Pagana
Aveva il pedale sotto la fortezza, verso S. Michele e quindi pescava nelle acque dove veniva calata anche quella di Zoagli, dando adito a contenziosi continui.
Tonnara di S Michele
 
TONNARE DELLE CINQUE TERRE
Qui si è conservato sufficientemente intatto l’ambiente naturale: è uno dei pochi comprensori costieri italiani non sconvolti da strade e autostrade. Le popolazioni rivierasche si dividevano fra la pesca e la cura della terra, producendo già da tempi antichi vini famosi.
Le tonnare di cui si ha notizia sono essenzialmente le seguenti:
Tonnara di Monterosso (o di Melara o Fegìna)
Era una tonnarella all’italiana, ubicata al riparo della punta del Mesco e si ha notizie di pesca del tonno fin dal 1531: il borgo marinaro era quasi interamente dedicato a questo tipo di attività.
Tonnara di Vernazza
Si ha notizie di questa tonnara sin dal 1635.
Tonnara di La Spezia
 
TONNARE DI TOSCANA
Le tonnare della Toscana erano prevalentemente concentrate nella zona dell’Elba e nella vicina Baratti, in terraferma.
L’altro importante polo di pesca era l’Argentario, sui due versanti, con le isole vicine.
La presenza dei tonni è qui accertata fin dall’antichità.
Strabone rilevò l’esistenza, sulle coste dell’Etruria, nel golfo di Populonia – l’odierna Baratti – posti di avvistamento di tonni in prossimità delle zone di pesca.
Da ricordare, inoltre, la famosa “tagliata etrusca” ad Ansedonia.
Cuvier e Valenciennes confermavano la presenza di tonnare nel canale di Piombino e a Portoferraio ( “Histoire naturelle”…., cit.).
 
TONNARE DELL’ELBA
L’isola è la terza in Italia per estensione e rappresenta la naturale prosecuzione geografica del monte di Piombino, da cui è divisa dal canale omonimo. Le tonnare più pescose si trovavano sulla costa settentrionale dell’isola:
Tonnara di Portoferraio
Si ha notizia di impianti di pesca all’epoca di Cosimo de’ Medici, con una tonnara che si calava “… nel piccolo seno di Bagnara, a circa 500 metri dalla punta delle Grotte…”.
Nella descrizione della Toscana di Sir Horace Mann del 1768, la tonnara fu individuata …”in the gulf there is a great tunny fishery…” (G. PAGANO DE DIVITIIS – V. GIURA, “l’Italia del secondo settecento nelle relazioni segrete di W. Hamilton, H. Mann e J. Murray”, Napoli 1997).
Per alcuni periodi furono almeno due e sono indicate in una carta conservata all’ISCAG, Isituto Storico e di cultura dell’Arma del Genio, a Roma (“Pianta della veduta del golfo di Porto Ferraio con la dimostrazione del sito ove si deve gietare la tonnara”, disegno a china acquerellato su carta secolo XVII – XVIIII, da G. BATTAGLINI, Cosmopolis, Portoferraio medicea, storia urbana 1546
– 1737, Multigrafica editrice).
Le tonnare di Portoferraio sono state attive fino all’incremento del traffico marittimo del secolo XIX, con il passaggio dei postali di Livorno e Piombino.
Tonnara dell’Enfola
Era la tonnara più pescosa dell’isola, attiva fino agli anni 70 del ‘900. Tutt’ora sono presenti le costruzioni a terra, con gli edifici di ricovero barche e per la lavorazione del tonno.
Il pedale era posizionato a breve distanza dall’istmo, piccola striscia di sabbia che divide il capo d’Enfola.
Tonnara di Capo Bianco
Veniva calata dai pescatori di Trapani, chiamati per la loro abilità già nei primi del secolo XVII. Era ubicata a circa un miglio ad ovest di capo d’Enfola.
Tonnara di Bagnaia
Si ha notizia dell’istituzione degli impianti da parte del Principe di Piombino, nel secolo VII.
Nella stessa area di Procchio sorgeva l’antica Cervina, importante centro di lavorazione del ferro e del rame. Nei suoi fondali è stata rinvenuta una nave romana con l’intero carico di anfore cariche di olio e vino.
Tonnara di Bagno Marciana
Era l’impianto più occidentale del litorale nord dell’isola e veniva calata nella località denominata Bagno, talvolta nella località Procchio, e nel periodo di esercizio delle tonnare venivano raggiunte via mare. Oggi queste località sono rinomate spiagge turistiche.
Tonnara di Baratti
Sulla terraferma, a poche miglia ad est della tonnara di Porto Ferraio, era calata in prossimità del porto dell’antica Populonia. Strabone qui individuò le famose “specole” o “tinnoscopi” posti di avvistamento dei tonni posti sul litorale.
La tonnara era ubicata, alla fine del secolo XVIII, nella zona denominata “Punta della Rete” (GIORGIO SANTI, Viaggio al Montamiata, Pisa 1795).
Tonnare di S. Stefano e dell’Argentario
“Portus ad cetariae”, così Strabone denomina il sito corrispondente all’attuale Porto di Santo Stefano. Le cetariae erano ubicate nella zona del Valle, a pochi metri dalla battigia. Tracce di “opus reticulatum” sono oggi sommerse dalle case del turismo balneare, ma antiche planimetrie diligentemente redatte riportano con chiarezza gli edifici di epoca romana.
La tonnara di Santo Stefano veniva calata alla punta di S. Croce e viene riportata sulle antiche carte nautiche. La tonnara è stata in funzione certamente fino alla prima metà del ‘900.
Si ha notizia delle seguenti altre tonnare o tonnarelle (GIULIO DRAGO, “Delle tonnare della Liguria, di Toscana della Sardegna e della Sicilia. Della pesca, preparazione e commercio del tonno”, Annali del Ministero dell’Agricoltura. R. DEL ROSSO, “Pesche e Peschiere antiche e moderne”, Firenze 1905).
Tonnara del Calvello;
Tonnara al Pozzarello;
Tonnara di Punta Nera;
Tonnara di Cala Galera.
Inoltre si ha notizia delle tonnare dell’arcipelago toscano:
Tonnara del Giglio;
Tonnara di Giannutri.
Sulle coste a sud della Toscana non risulta che si calassero tonnare, per oltre 180 miglia, fino all’importante gruppo di tonnare nel napoletano.
Forse a Gaeta vi era una antichissima tonnara, ma non sono stati per ora, ritrovati documenti di archivio.
 
TONNARE DELLA CAMPANIA
Gli antichi documenti di archivio indicano fra le più antiche tonnare quella di Napoli, che si calava a Castel dell’Ovo in età angioina.
Sul litorale napoletano almeno una tonnara era attiva nell’età classica: ne scrisse Strabone “… infra urbam Hercules (…) specula ad captandis thynnos…”. L’impianto veniva calato in prossimità del Granatello, nel luogo dove nel 1773 fu costruito il porto per le galeotte borboniche.
Il golfo di Napoli e le isole si trovano ai bordi delle grandi fosse del Tirreno, sulla rotta che i branchi dei grandi pelagici percorrevano provenienti dal centro di riproduzione del Basso Tirreno.
Un nutrito sistema di tonnare erano in attesa delle prede, a partire dalla primavera.
Tonnara di Castel dell’Ovo
Tonnara del Granatello
Tonnara di Sorrento, chiamata anche Diomella
Era una “tonnarella di costa” e veniva calata in prossimità della Marina Grande.
Anche di questa tonnara si hanno notizie certe dai primi del secolo XIV.
Tonnara di Castellammare di Stabia
Molto antica, era attiva certamente all’epoca di Carlo III.
Tonnara dello Scraio
Tonnara di S. Martino
Tonnare flegree: Bacoli e Capo Miseno
Tonnara di Ciraccio a Procida
Era ubicata a ponente – maestro dell’isola di Procida nella zona di Ciraccio, fra Capo Bove e l’isoletta di Vivara, oggi collegata all’isola.
La lunghezza della coda era di circa un miglio e l’isola era lunga circa seicento metri.
La presenza degli antichi coloni micenei ha avviato uno stimolante raffronto fra i risultati degli scavi in corso e i sistemi di pesca del tonno esercitati lungo le coste del mar Egeo.
Ad Ischia sono state attive le seguenti tonnare:
Tonnara di Forio (Citara)
Tonnara di Punta S. Pietro
Tonnara di Lacco Ameno
 
TONNARE DELLA COSTA D’ AMALFI (Per lo studio più approfondito sull’argomento, cfr., dello stesso autore, il saggio pubblicato su RASSEGNA DEL CENTRO DI CULTURA E STORIA AMALFITANA, N.S. 15/16, dicembre 1998 – VIII, XVIII).
Le più antiche riguardano il piccolo borgo marino di Cetara, a pochi chilometri da Vietri s/m. Il toponimo indica, come è noto, le antiche cetariae, le vasche in muratura dove si effettuava la salagione dei grandi pesci. Qui veniva prodotto il famoso garum, la pregiata salsa di cui i Romani erano ghiotti, che oggi si produce ancora a Cetara e viene chiamata colatura, essenzialmente prodotta dalle acciughe.
Lungo la costa d’Amalfi, da Vietri a punta della Campanella, un vero sistema di tonnare è stato attivo fino alla metà del ‘900, con impianti costituiti essenzialmente da “tonnarelle”, ovvero “monta e leva”, di derivazione araba. E’ da sottolineare il lungo e proficuo rapporto fra Amalfi ed il mondo arabo come una delle cause della tradizione di pesca in questo territorio.
Si elencano di seguito le tonnare da est a ovest
Tonnara di Cetara o di Erchie, in comune di Maiori.
Tonnara di Amalfi o di S. Croce o di Vettica Minore
Tonnara di Conca dei Marini
Tonnara della Praia, o di Praiano
Tonnara di S. Elia, o dei Galli, in comune di Piano di Sorrento.
Tonnara delle Mortelle, alla Marina del Cantone, a Nerano, in comune di Massa Lubrense.
 
TONNARE DEL CILENTO
Tonnara di Agropoli o del Sauco, nel comune omonimo, già di proprietà dei marchesi Granito di Belmonte che ancor oggi conservano proprietà lungo il litorale; aveva un’estensione di oltre due miglia.
Tonnara di Licosa o di Castellabate
Dello stesso proprietario, con costruzioni a terra nei pressi dell’isola. Nei pressi dell’ex feudo del Castello dell’Abate di Cava dei Tirreni, che esercitò gli antichi diritti di pesca.
Tonnara di Palinuro o di Pisciotta
Nell’attuale comune di Centola, di cui Strabone fornisce notizie sulla cattura dei tonni, lavorati nella vicina Castellabate. Fu proprietà dei principi d’Angri, subentrati ai principi Doria.
Si calava nella zona del porto, dove ancor oggi sono presenti alcune costruzioni a terra.
Tonnara degli Infreschi
Veniva calata nel tratto di costa ancor oggi intatto, nella zona della bellissima baia degli Infreschi, fra Marina di Camerota e Scario, a nord del golfo di Policastro. La base operativa della tonnara era la lunga spiaggia di Marina di Camerota, dove venivano realizzate le lunghe reti, fabbricate sul posto utilizzando in buona parte i materiali vegetali che venivano raccolti sulle colline circostanti.
La tonnara aveva il pedale a qualche miglio di distanza dalla spiaggia, con pedale sugli scogli nei pressi della baia degli Infreschi. I tonnaroti vivevano per l’intera stagione di pesca negli anfratti delle rocce.
La tonnara è stata attiva fino alla metà del ‘900.
(Sull’argomento cfr., dello stesso autore, “Risorsa alieutica del Mediterraneo e archeologia industriale nel Cilento, Apollo, XIV, 1998. Taricherai è la denominazione greca delle cetariae, le vasche in muratura per la salagione dei pesci. La consistente corrente migratoria di tonni lungo le coste del Cilento era assicurata anche dall’abbondante presenza di acciughe, famose già nel periodo classico, nel golfo di Ascea. Oggi sono ancora pescate con gli antichi sistemi della menaide, una rete speciale che consente di avere un ottimo prodotto salato. Hanno origini antichissime, Strabone riferisce una interessante notizia a proposito dei taricherai di Velia, o Elea, l’attuale Ascea marina.)
 
TONNARE DI CALABRIA
Il grande specchio d’acqua antistante la Calabria, fino all’arcipelago eoliano, fino a pochi anni fa è stato il maggior centro di riproduzione dei tonni del Tirreno.
I tonni provenienti da ovest trovavano qui le condizioni ottimali di temperatura, salinità e calma di acque e sostavano per diverse settimane per svolgere le funzioni riproduttive. Qui i tonni venivano catturati in gran quantità alla fine degli anni ’90, dalle lunghe reti di
circuizione delle flotte tonniere di stanza a Vibo Valenzia. Sulle coste della Calabria fin dai tempi antichissimi si ebbe il maggior “polo tonniero”, con concentrazione di tonnare ad alte produzioni.
Gli antichi geografi, in particolare Atheneo ed Aeliano citano il golfo Ipponiate ben attrezzato per la commercializzazione del tonno e l’ottima qualità dei pesci. Singolare la denominazione nel dialetto calabrese della moderna bottarga: vatarico dal greco tarikos, con permanenza del termine.
Si ha notizia di insediamenti molto antichi a S. Irene, in comune di Briatico, nella zona dello scoglio Galera, dove sorgevano le classiche cetariae, con porticciolo e tracce di peschiere.
Le più importanti tonnare sono di seguito elencate:
Tonnara di Scalea
Tonnara di Cirella
Tonnara di S. Lucido
di questi impianti si hanno notizie scarne, della loro esistenza fin dal ‘600.
Tonnara di Amantea
Era probabilmente attiva fin dalla dominazione araba della dinastia Aghabita, che qui fondò un Emirato. Dell’antica tonnara oggi resta un toponimo, e la denominazione di un moderno ristorante.
Tonnara dell’ Angitola, detta anche del Lagnone
Veniva calata nel golfo di S. Eufemia a Maierato, a pochi chilometri a nord di Pizzo Calabro. Oggi sono ancora visibili i resti dell’antica loggia, il luogo dove i pesci venivano lavorati.
Tonnara di Pizzo
E’ una della più antiche e pescose delle coste dell’Italia continentale, con produzioni paragonabili alle grandi tonnare siciliane.
Documenti d’archivio indicano la vetustà della tonnara al 1457, concessa da Alfonso d’Aragona al Duca di S. Severino. La tonnara aveva il pedale agli scogli sottostanti il centro urbano di Pizzo e oggi sono ancora visibili i locali dove veniva lavorato il pesce.
Tonnara della Gurna
Detta anche “piccola di Pizzo” si calava nella zona del nuovo porticciolo di Pizzo.
Tonnara di Bivona
In comune di Monteleone Calabro, distava poche miglia da Pizzo, con pedale in zona sabbiosa l’isola era a oltre un miglio.
La tonnara era di origine araba e si ha notizia che nel 1081 venne concessa al Vescovo di Mileto. Era una tonnara molto pescosa e le strutture a terra sono oggi in corso di restauro. Si è riusciti a salvare dalla distruzione anche parte del “barcareccio” e dell’attrezzatura fissa.
Tonnara di Falerna, o di Capo Sùvero
Tonnara di Acconia, sulla spiaggia a sud del torrente Turrina in comune di Curinga.
Tonnara della Cerza, sul litorale di Maierato, oggi in comune di Pizzo.
Tonnara di Mezza Praia
Tonnara di Santa Venere, corrispondente all’attuale Vibo Valenzia marina.
Tonnara di S. Irene, nelle vicinanze di Briatico, con presenza sulla spiaggia dei resti di quattro
cetariae.
Tonnara delle Braci o della Rocchetta
Ove oggi sorge un piccolo approdo per la marineria locale, con tracce di antiche costruzioni che gli studiosi locali hanno riconosciuto come attrezzature a servizio della pesca.
Tonnara della scoglio Galera o di Praca o Vrace
Molto antica, con interessanti resti di costruzioni oggi parzialmente sommerse, peschiere e/o stabilimenti per la lavorazione del pesce.
Tonnara di Nicotera
Tonnara di Palmi
Sorgeva all’estremità della lunga spiaggia di Palmi ed il toponimo resiste ancora.
Tonnara della Mariella
L’unica sul versante ionico, nelle vicinanze di Crotone, presso il Capo Colonna.
 
TONNARE DI PUGLIA
Il golfo di Taranto è stato ritenuto dagli studiosi di alieutica “centro di dimora” dei tonni, a causa degli alti fondali e della posizione lungo la rotta della migrazione. Gli storici locali (F. Briganti, Opere Postume, vol. II, Miscellanei, Napoli 1818.) riportano l’interessante notizia che nei mari di Puglia in tempi antichissimi si esercitava la pesca errante del tonno – conosciuta dalle popolazioni Japigie, con il sistema dei gripj, sistema di pali di legno e reti esercitato anche nel secolo XIX.
La tonnara era calata esclusivamente nel golfo di Taranto, sulle coste del Salento; non si ha alcuna notizia di tonnare sul lungo litorale adriatico, a causa certamente dei bassi fondali.
Delle tonnare di Puglia si ha documentazione fin dal periodo angioino.
Tonnara di Gallipoli
E’ la tonnara più importante della zona, con ampia documentazione. Era molto pescosa, catturò anche, nella sua lunga storia, balenottere e foche monache, prima che questa antica specie si estinguesse dalle coste dell’Italia continentale. Aveva il pedale nel piccolo golfo delle Fontanelle, oggi trasformato in porto turistico, con coda lunga 1.600 metri.
Tonnara di Porto Cesareo
Si hanno documenti dal 1791, con qualche traccia nella topografia cittadina.
Tonnara di S. Isidoro
Veniva calata in comune di Nardò, nel pescoso specchio d’acqua di Porto Cesareo, e diede seguito a vivaci contenziosi con gli imprenditori della tonnara di Gallipoli, per antichi diritti.
Tonnara di S. Caterina
Chiamata anche tonnara di S. Isidoro fu causa principale del contenzioso con la tonnara della vicina
Gallipoli.
Tonnara del Pizzo
Ubicata a sud di Gallipoli era calata in comune di Taviano. Il litorale risulta ancora oggi sostanzialmente intatto, con ipotesi di realizzazione di insediamenti turistici.
 
TONNARE DELL’ALTO ADRIATICO
Lungo le coste italiane dell’Adriatico, dalla Puglia al Veneto, non si ha notizia di alcuna tonnara. Ciò deriva certamente dai bassi fondali su cui prospetta il litorale italiano: qualche tonnara fu attiva sul versante opposto, nella zona di Ragusa, della Dalmazia e dell’Istria.
Alcune tonnare, di tipo speciale a circuizione chiamate “tratte”, furono attive sul litorale triestino. Si contavano, all’inizio del secolo, quattordici impianti:
in territorio di Aurisina:
Tonnara di Draga
Tonnara di Vir
in territorio di S. Croce:
Tonnara di Brojnica
Tonnara di Ravne
Tonnara di Bella Vigna
Tonnara di Cavse
Tonnara di Sovnik
Tonnara di Faren
Tonnara di Mul
Tonnara di Rendela
Tonnara Lahovec
Tonnara Draga
Tonnara di Pri Ucikarju
in territorio di Barcola Contovello:
Tonnara di Na Socuku
Tonnara di Vejal
L’autore
Bruno Centola è architetto, vive e lavora a Salerno. Si occupa prevalentemente di progettazione, restauro architettonico e di riqualificazione ambientale. Ha svolto ricerche e studi nel settore della pesca in Italia e all’estero. E’ autore del più completo volume sulle tonnare italiane continentali, da cui questa sintesi è tratta: “Le Città del Mare” (Avagliano Editore, Cava dei Tirreni, 1999); ha
pubblicato, fra l’altro: “Problemi della collina cilentana”; “Progetto pesca”; “Dévelopment du secteur de la peche dans la region de Mocamedes”; “Tonnare della costa d’Amalfi”.