LA CALABRIA ROMANA (280 a.c. – 410 d.c.) L’età imperiale

 
Nel riassetto della geografia politica italiana, Ottaviano Augusto accorperà Calabria e Basilicata nella Regio III Lucania et Bruttii, con capoluogo a Reggio Calabria.
Sempre Augusto esilierà la figlia Giulia, colpevole di una eccessiva vivacità sentimentale, a Reggio Calabria.
Nel 61 d.C. San Paolo transita un giorno per Reggio Calabria, diretto a Roma. Il Cristianesimo si propagherà in Calabria nei centri portuali e lungo la Via Popilia, aree vitali della regione romana.
L’imperatore Traiano farà aprire durante il suo governo la via Traianea, che ricalca grossomodo il tragitto della vecchia Strada Statale 18 Tirrenica a mezza costa.
Nel 305 d.C. il patrizio calabrese di origine bruzia Bulla si ribella all’Impero Romano con 600 cavalieri e 5000 fanti, mettendo in atto una rivoluzione cristiano-socilista ante litteram. Verrà sconfitto dalle milizie imperiali, ma Roma non potrà mai controllare del tutto le foreste della Sila.
Il 1 ottobre 313 d.C. da Milano Costantino proclama il famoso Editto di Milano a favore del Cristianesimo, che inizia sempre più a diffondersi tanto che nel 391 l’imperatore Teodosio la proclamerà religione di stato. Nel 363 San Basilio il Grande sbarca in Calabria fondando vari monasteri e cenobi, mettendo le basi della grande tradizione monastica calabro-greca.
Nel 365 d.C. un devastante terremoto accompagnato da un maremoto sconvolge il Mediterraneo meridionale, prostrando le località costiere calabresi.
L’Impero Romano si divide in due tronconi. Il ramo d’Occidente, retto da Onorio con capitale a Ravenna, subisce nel 410 d.C. l’invasione dei Visigoti di Alarico che saccheggiano Roma e marciano poi verso il Sud. La leggenda vuole che Alarico muoia a Cosenza, venendo seppellito alla confluenza tra Crati e Busento sotto ai due fiumi.